Dark tourism: un fenomeno complesso e variegato
Sin da tempi molto lontani, morte e tragedia rappresentano motivo di attrazione per tanti viaggiatori. Basti pensare a quanti pellegrini si recavano a Roma per vedere i combattimenti tra gladiatori, oppure a coloro che nel Medioevo si spostavano per assistere ad esecuzioni pubbliche.
Il dark tourism è una sintesi dell’incontro tra qualcosa di oggettivamente piacevole – il viaggio – e qualcosa di estremamente negativo – la morte. Si definisce, infatti, dark tourism, come quella categoria di turismo mosso dal desiderio di “incontrare” in maniera simbolica la morte e il dolore, visitare luoghi di tragedia, disastro, terrore.
Luoghi legati alla morte affascinano dunque milioni di visitatori ogni anno. Molti tra questi siti sono stati set cinematografici, soprattutto quelli che rappresentano le atrocità commesse dal regime nazista. Questo segmento di nicchia si espande sempre più, insieme alla ricerca sull’argomento e all’attenzione dei mass media. Ad esempio, per approfondire l’argomento, consigliamo di vedere le serie tv Dark tourist e Chernobyl.
Per comprendere meglio il significato di dark tourism, bisogna distinguere tra:
- destinazioni/siti dark costruiti ad hoc , con scopi economici, turistici, didattici, commemorativi e altro (ad esempio un museo);
- destinazioni/siti dark che esistono o che sono divenuti tali accidentalmente (ad esempio il luogo di un delitto).
Tipologie di Dark tourism e relative destinazioni
Thanatourism: l’attrazione della morte
Seppur incuta timore, la morte possiede anche un potere attrattivo e affascinante. In questa categoria rientrano i luoghi di morte di massa, i campi di battaglia –battlefield o war tourism, altri siti dove trovarsi a tu per tu con la morte. Il thanatourism in generale – e le sue sottocategorie nello specifico – rappresenta l’espressione più dark in assoluto del dark tourism.
Genocide Tourism
I luoghi dove si sono perpetrate le peggiori atrocità nella storia dell’uomo – i genocidi – rientrano nella categoria più nera e rappresentativa del dark tourism. In questa categoria rientra il cosidetto Holocaust Tourism, di cui il sito tragicamente più noto è sicuramente il Memoriale e Museo di Auschwitz-Birkenau. Vi abbiamo parlato della nostra visita di Auschwitz e delle fortissime sensazioni che ci ha trasmesso.
Ad ogni modo, esistono tantissimi altri siti legati sia all’Olocausto che, più in generale, al Genocide Tourism. Si tratta di campi di concentramento e di sterminio, musei e memoriali, ad esempio:
- Kigali Genocide Memorial in memoria delle vittime del genocidio in Ruanda.
- Killing Fields in Cambogia, dove 1,7 milioni di cambogiani furono sterminati dai khmer rossi. Esistono diversi memoriali dedicati al terribile sterminio di massa.

Cemetery Tourism
Visitare un cimitero è un’attività molto più comune di quanto si possa immaginare. Ad esempio, il cimitero Père Lachaise a Parigi riceve ogni anno 3 milioni e mezzo di visitatori. In questa categoria rientrano anche mausolei, catacombe e luoghi di sepoltura in generale. In Italia, bisogna menzionare senza dubbio le Catacombe dei Cappuccini a Palermo. Noi abbiamo visitato l’antico cimitero ebraico di Praga, il cimitero Greyfriars Kirkyard di Edimburgo e la Cripta del Convento dei Frati Cappuccini a Savoca.

Disaster Tourism
Il disaster tourism è quella forma di turismo legata alla visita di luoghi accidentalmente divenuti mete turistiche dark in seguito a un evento catastrofico. Può includere anche siti o musei dedicati all’evento disastroso e alla commemorazione. Nell’accezione nucleare del disaster tourism entra in gioco la pericolosità per il turista di visitare la destinazione.
Dark tourism e disastri di origine naturale
Questa tipologia di “turismo dell’orrore” comprende tutte le destinazioni dove si sono verificati disastri naturali, come uragani, terremoti, eruzioni. Uno tra i più famosi esempi al mondo lo troviamo proprio in Italia. Pompei, la città distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 a.C., insieme alla vicina Ercolano, ha registrato quasi 4 milioni di visitatori nel 2019. Esistono diversi tour che mostrano i danni dell’uragano Katrina del 2005 a New Orleans. In occasione della famosa eruzione del vulcano Eyjafjallajökull in Islanda, alcuni tour operator offrivano ai turisti la possibilità di visitare il vulcano.

Dark tourism e disastri di origine umana
Anche i luoghi di disastri causati dall’uomo attraggono visitatori e curiosi, basti pensare al naufragio del Titanic a cui sono stati dedicati circa 200 musei nel mondo. Che si tratti di disastri aerei, navali, nucleari e molte altre tipologie, anche questa forma di dark tourism è sempre più diffusa. In Italia, ricorderete che l’Isola del Giglio ha attirato molti curiosi e visitatori nel periodo immediatamente successivo al naufragio della Costa Concordia. Bisogna precisare che questo evento devastante ha influito negativamente sul turismo, ma ha attirato ingenti quantità di visitatori giunti lì per vedere e fotografare il relitto. Un’altra destinazione del genere si trova in Islanda. Si tratta della spiaggia Sólheimasandur, dove giace la carcassa dell’aereo C-117 della US Navy precipitato nel 1973. Nonostante sia un luogo piuttosto difficile da raggiungere, il relitto abbandonato attira sempre più visitatori.

Nuclear Tourism
Pur incarnando perfettamente il disaster tourism, il turismo nucleare rientra in una categoria a se stante per vari motivi. Negli ultimi anni, infatti, l’interesse verso il turismo nucleare si è diffuso moltissimo sia tra viaggiatori che tra ricercatori sull’argomento. Inoltre, il turismo nucleare possiede delle caratteristiche specifiche rispetto alle altre tipologie. Radioattività e contaminazione dell’ambiente sono due elementi che pesano moltissimo in primo luogo sulle possibilità di rigenerazione del territorio e consequenzialmente sul turismo. La destinazione più rappresentativa del nuclear tourism è Pripyat, dove ebbe luogo il disastro nucleare di Chernobyl nel 1986. L’interesse generale su questa atipica destinazione turistica è in forte crescita, alimentato dalla serie HBO Chernobyl.

Altri due esempi di turismo nucleare sono: Fukushima e Hiroshima Peace Memorial Park.
Attenzione: una tra queste destinazioni si muove in direzione di sviluppi sostenibili, mentre un’altra – almeno finora – è andata nel verso opposto. Prossimamente, approfondiremo l’argomento del turismo nucleare e delle diverse strategie economico-turistiche adottate dal governo ucraino (nel caso Chernobyl) e giapponese (nei casi Fukushima e Hiroshima).
Slum tourism: povertà, degrado, sofferenza
Non rientra in nessuna delle altre categorie menzionate: lo slum tourism è sicuramente dark tourism ma presenta varie “gradazioni di nero” a seconda dell’intento del viaggiatore e dell’eticità dell’offerta turistica. Gli slums, che si chiamano anche townships o favelas in base alla zona geografica, sono agglomerati urbani ad alta densità di popolazione, spesso caratterizzati da scarse condizioni igieniche e problemi sociali. Trattandosi dell’argomento sperimentale della mia tesi di laurea, lo slum tourism verrà approfondito separatamente in un articolo dedicato. Si tratta di un fenomeno complesso, controverso, potenzialmente dannoso. Visitare agglomerati urbani è una pratica frequente nei Paesi in via di sviluppo. Ecco alcune destinazioni legate allo slum tourism:
- Slum di Dharavi in India;
- Township di Soweto in Sudafrica;
- Favelas di Rio de Janeiro.

Dark tourism in luoghi macabri, infestati: sofferenza e terrore
Questa categoria di dark tourism è considerata più light rispetto alle altre. Noi abbiamo partecipato al tour degli Haunted Vaults – i sotterranei infestati – di Edimburgo; la ricordiamo come un’esperienza assolutamente fuori dal comune e molto affascinante. La visita è teatralizzata ma allo stesso tempo, molto spazio è dato al racconto e alla spiegazione di fenomeni sinistri. Ecco alcuni esempi di questa tipologia:
Prison Tourism
Alcatraz è uno tra i più famosi esempi di destinazioni dark e sicuramente il più popolare sito appartenente alla categoria del prison tourism. La vecchia prigione conosciuta anche come The Rock si trova nella baia di San Francisco e possiede una fama leggendaria. L’ex penitenziario di massima sicurezza è famoso per i tentativi di fuga mai riusciti, ma anche per essere stato un set cinematografico in varie occasioni.
A largo di Cape Town sorge Robben Island, dove fu imprigionato Nelson Mandela per 17 anni. Riconosciuta Patrimonio dell’UNESCO, l’isola-carcere è sicuramente la destinazione più dark in Sudafrica.
Esistono molti altri esempi relativi a questa categoria, sparsi in tutto il mondo. Tra questi, Spike Island in Irlanda è stata menzionata tra le migliori attrazioni turistiche in Europa ai World Travel Awards del 2017.

Ghost Tourism
L’Isola delle Bambole si trova vicino a Città del Messico ed è sicuramente uno dei luoghi più raccapriccianti da visitare! Secondo la leggenda, il luogo è infestato dallo spirito della bambina che possedeva le bambole. A rendere la visita ancora più inquietante, è il fatto che molte bambole sono impiccate o prive di arti, incutendo terrore ed angoscia. Anche questo sito dark continua a richiamare sempre più visitatori.
Per il loro passato sanguinoso, non possiamo non menzionare Leap Castle in Irlanda, il “castello più stregato del mondo” o il castello di Dracula. In Italia troviamo Poveglia, “l’isola del male”, situata nella laguna di Venezia e considerata uno dei luoghi più infestati del mondo. L’aura macabra di Poveglia è dovuta alla sua storia: prima fu lazzaretto per i malati di peste, poi ospedale psichiatrico dove si crede venissero praticate torture. Una vicenda coinvolse cinque turisti dal Colorado nel 2016, terrorizzati o suggestionati dalla fama sinistra dell’isola.

Dark tourism: il turismo nei luoghi di morte, orrore e tragedia è davvero etico?
Per rispondere a questa domanda, bisogna comprendere bene l’argomento attraverso altre domande e le relative risposte. Il turismo è un’attività economica trainante a livello mondiale e si fonda sull’utilizzo di risorse. Morte e sofferenza difficilmente si possono associare a un prodotto turistico. Il dark tourism fonde questi due elementi e si muove sul filo del rasoio. Da un lato, come nel caso del genocide tourism, incarna valori di commemorazione e ha un potenziale didattico per le generazioni future. Dall’altro lato, rischia di mercificare, commercializzare morte e tragedia a scopi di lucro.
La prima questione verte sulla fruibilità e accessibilità di questi spot: i luoghi di morte, tragedia e sofferenza dovrebbero essere sacri e riservati? Oppure è un bene che il grande pubblico possa “usufruirne” e visitarli?
Di conseguenza, ci si interroga sul profitto derivante dal dark tourism: è giusto “lucrare” su morte e sofferenza? Il commercio del dark tourism rischia di svuotare di autenticità e verità storica le “attrazioni” in questione pur di venderle.
Infine, si prende in considerazione il profilo del visitatore. Quali sono i comportamenti irrispettosi – molto frequenti – dei turisti in luoghi di morte e sofferenza? Come prevenirli o intervenire? Gli studiosi si dividono su tutte le questioni menzionate. Affronteremo a breve l’argomento del comportamento dei turisti in luoghi di morte e sofferenza.
Tragedie del passato, business del futuro: probabilmente il dark tourism è anche questo. Non si può condannare in toto la categoria, bisogna sempre distinguere sulla base degli intenti, dei comportamenti e dell’eticità. Risulta fondamentale che – come ogni altra forma di turismo – si sviluppi in modo responsabile e consapevole. L’informazione completa dei turisti è il primo passo per prevenire comportamenti irrispettosi e dannosi. Fateci sapere cosa ne pensate di un argomento così controverso e difficile!
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Dark tourism: un fenomeno complesso e variegato
Sin da tempi molto lontani, morte e tragedia rappresentano motivo di attrazione per tanti viaggiatori. Basti pensare a quanti pellegrini si recavano a Roma per vedere i combattimenti tra gladiatori, oppure a coloro che nel Medioevo si spostavano per assistere ad esecuzioni pubbliche.
Il dark tourism è una sintesi dell’incontro tra qualcosa di oggettivamente piacevole – il viaggio – e qualcosa di estremamente negativo – la morte. Si definisce, infatti, dark tourism, come quella categoria di turismo mosso dal desiderio di “incontrare” in maniera simbolica la morte e il dolore, visitare luoghi di tragedia, disastro, terrore.
Luoghi legati alla morte affascinano dunque milioni di visitatori ogni anno. Molti tra questi siti sono stati set cinematografici, soprattutto quelli che rappresentano le atrocità commesse dal regime nazista. Questo segmento di nicchia si espande sempre più, insieme alla ricerca sull’argomento e all’attenzione dei mass media. Ad esempio, per approfondire l’argomento, consigliamo di vedere le serie tv Dark tourist e Chernobyl.
Per comprendere meglio il significato di dark tourism, bisogna distinguere tra:
- destinazioni/siti dark costruiti ad hoc , con scopi economici, turistici, didattici, commemorativi e altro (ad esempio un museo);
- destinazioni/siti dark che esistono o che sono divenuti tali accidentalmente (ad esempio il luogo di un delitto).
Tipologie di Dark tourism e relative destinazioni
Thanatourism: l’attrazione della morte
Seppur incuta timore, la morte possiede anche un potere attrattivo e affascinante. In questa categoria rientrano i luoghi di morte di massa, i campi di battaglia –battlefield o war tourism, altri siti dove trovarsi a tu per tu con la morte. Il thanatourism in generale – e le sue sottocategorie nello specifico – rappresenta l’espressione più dark in assoluto del dark tourism.
Genocide Tourism
I luoghi dove si sono perpetrate le peggiori atrocità nella storia dell’uomo – i genocidi – rientrano nella categoria più nera e rappresentativa del dark tourism. In questa categoria rientra il cosidetto Holocaust Tourism, di cui il sito tragicamente più noto è sicuramente il Memoriale e Museo di Auschwitz-Birkenau. Vi abbiamo parlato della nostra visita di Auschwitz e delle fortissime sensazioni che ci ha trasmesso.
Ad ogni modo, esistono tantissimi altri siti legati sia all’Olocausto che, più in generale, al Genocide Tourism. Si tratta di campi di concentramento e di sterminio, musei e memoriali, ad esempio:
- Kigali Genocide Memorial in memoria delle vittime del genocidio in Ruanda.
- Killing Fields in Cambogia, dove 1,7 milioni di cambogiani furono sterminati dai khmer rossi. Esistono diversi memoriali dedicati al terribile sterminio di massa.

Cemetery Tourism
Visitare un cimitero è un’attività molto più comune di quanto si possa immaginare. Ad esempio, il cimitero Père Lachaise a Parigi riceve ogni anno 3 milioni e mezzo di visitatori. In questa categoria rientrano anche mausolei, catacombe e luoghi di sepoltura in generale. In Italia, bisogna menzionare senza dubbio le Catacombe dei Cappuccini a Palermo. Noi abbiamo visitato l’antico cimitero ebraico di Praga, il cimitero Greyfriars Kirkyard di Edimburgo e la Cripta del Convento dei Frati Cappuccini a Savoca.

Disaster Tourism
Il disaster tourism è quella forma di turismo legata alla visita di luoghi accidentalmente divenuti mete turistiche dark in seguito a un evento catastrofico. Può includere anche siti o musei dedicati all’evento disastroso e alla commemorazione. Nell’accezione nucleare del disaster tourism entra in gioco la pericolosità per il turista di visitare la destinazione.
Dark tourism e disastri di origine naturale
Questa tipologia di “turismo dell’orrore” comprende tutte le destinazioni dove si sono verificati disastri naturali, come uragani, terremoti, eruzioni. Uno tra i più famosi esempi al mondo lo troviamo proprio in Italia. Pompei, la città distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 a.C., insieme alla vicina Ercolano, ha registrato quasi 4 milioni di visitatori nel 2019. Esistono diversi tour che mostrano i danni dell’uragano Katrina del 2005 a New Orleans. In occasione della famosa eruzione del vulcano Eyjafjallajökull in Islanda, alcuni tour operator offrivano ai turisti la possibilità di visitare il vulcano.

Dark tourism e disastri di origine umana
Anche i luoghi di disastri causati dall’uomo attraggono visitatori e curiosi, basti pensare al naufragio del Titanic a cui sono stati dedicati circa 200 musei nel mondo. Che si tratti di disastri aerei, navali, nucleari e molte altre tipologie, anche questa forma di dark tourism è sempre più diffusa. In Italia, ricorderete che l’Isola del Giglio ha attirato molti curiosi e visitatori nel periodo immediatamente successivo al naufragio della Costa Concordia. Bisogna precisare che questo evento devastante ha influito negativamente sul turismo, ma ha attirato ingenti quantità di visitatori giunti lì per vedere e fotografare il relitto. Un’altra destinazione del genere si trova in Islanda. Si tratta della spiaggia Sólheimasandur, dove giace la carcassa dell’aereo C-117 della US Navy precipitato nel 1973. Nonostante sia un luogo piuttosto difficile da raggiungere, il relitto abbandonato attira sempre più visitatori.

Nuclear Tourism
Pur incarnando perfettamente il disaster tourism, il turismo nucleare rientra in una categoria a se stante per vari motivi. Negli ultimi anni, infatti, l’interesse verso il turismo nucleare si è diffuso moltissimo sia tra viaggiatori che tra ricercatori sull’argomento. Inoltre, il turismo nucleare possiede delle caratteristiche specifiche rispetto alle altre tipologie. Radioattività e contaminazione dell’ambiente sono due elementi che pesano moltissimo in primo luogo sulle possibilità di rigenerazione del territorio e consequenzialmente sul turismo. La destinazione più rappresentativa del nuclear tourism è Pripyat, dove ebbe luogo il disastro nucleare di Chernobyl nel 1986. L’interesse generale su questa atipica destinazione turistica è in forte crescita, alimentato dalla serie HBO Chernobyl.

Altri due esempi di turismo nucleare sono: Fukushima e Hiroshima Peace Memorial Park.
Attenzione: una tra queste destinazioni si muove in direzione di sviluppi sostenibili, mentre un’altra – almeno finora – è andata nel verso opposto. Prossimamente, approfondiremo l’argomento del turismo nucleare e delle diverse strategie economico-turistiche adottate dal governo ucraino (nel caso Chernobyl) e giapponese (nei casi Fukushima e Hiroshima).
Slum tourism: povertà, degrado, sofferenza
Non rientra in nessuna delle altre categorie menzionate: lo slum tourism è sicuramente dark tourism ma presenta varie “gradazioni di nero” a seconda dell’intento del viaggiatore e dell’eticità dell’offerta turistica. Gli slums, che si chiamano anche townships o favelas in base alla zona geografica, sono agglomerati urbani ad alta densità di popolazione, spesso caratterizzati da scarse condizioni igieniche e problemi sociali. Trattandosi dell’argomento sperimentale della mia tesi di laurea, lo slum tourism verrà approfondito separatamente in un articolo dedicato. Si tratta di un fenomeno complesso, controverso, potenzialmente dannoso. Visitare agglomerati urbani è una pratica frequente nei Paesi in via di sviluppo. Ecco alcune destinazioni legate allo slum tourism:
- Slum di Dharavi in India;
- Township di Soweto in Sudafrica;
- Favelas di Rio de Janeiro.

Dark tourism in luoghi macabri, infestati: sofferenza e terrore
Questa categoria di dark tourism è considerata più light rispetto alle altre. Noi abbiamo partecipato al tour degli Haunted Vaults – i sotterranei infestati – di Edimburgo; la ricordiamo come un’esperienza assolutamente fuori dal comune e molto affascinante. La visita è teatralizzata ma allo stesso tempo, molto spazio è dato al racconto e alla spiegazione di fenomeni sinistri. Ecco alcuni esempi di questa tipologia:
Prison Tourism
Alcatraz è uno tra i più famosi esempi di destinazioni dark e sicuramente il più popolare sito appartenente alla categoria del prison tourism. La vecchia prigione conosciuta anche come The Rock si trova nella baia di San Francisco e possiede una fama leggendaria. L’ex penitenziario di massima sicurezza è famoso per i tentativi di fuga mai riusciti, ma anche per essere stato un set cinematografico in varie occasioni.
A largo di Cape Town sorge Robben Island, dove fu imprigionato Nelson Mandela per 17 anni. Riconosciuta Patrimonio dell’UNESCO, l’isola-carcere è sicuramente la destinazione più dark in Sudafrica.
Esistono molti altri esempi relativi a questa categoria, sparsi in tutto il mondo. Tra questi, Spike Island in Irlanda è stata menzionata tra le migliori attrazioni turistiche in Europa ai World Travel Awards del 2017.

Ghost Tourism
L’Isola delle Bambole si trova vicino a Città del Messico ed è sicuramente uno dei luoghi più raccapriccianti da visitare! Secondo la leggenda, il luogo è infestato dallo spirito della bambina che possedeva le bambole. A rendere la visita ancora più inquietante, è il fatto che molte bambole sono impiccate o prive di arti, incutendo terrore ed angoscia. Anche questo sito dark continua a richiamare sempre più visitatori.
Per il loro passato sanguinoso, non possiamo non menzionare Leap Castle in Irlanda, il “castello più stregato del mondo” o il castello di Dracula. In Italia troviamo Poveglia, “l’isola del male”, situata nella laguna di Venezia e considerata uno dei luoghi più infestati del mondo. L’aura macabra di Poveglia è dovuta alla sua storia: prima fu lazzaretto per i malati di peste, poi ospedale psichiatrico dove si crede venissero praticate torture. Una vicenda coinvolse cinque turisti dal Colorado nel 2016, terrorizzati o suggestionati dalla fama sinistra dell’isola.

Dark tourism: il turismo nei luoghi di morte, orrore e tragedia è davvero etico?
Per rispondere a questa domanda, bisogna comprendere bene l’argomento attraverso altre domande e le relative risposte. Il turismo è un’attività economica trainante a livello mondiale e si fonda sull’utilizzo di risorse. Morte e sofferenza difficilmente si possono associare a un prodotto turistico. Il dark tourism fonde questi due elementi e si muove sul filo del rasoio. Da un lato, come nel caso del genocide tourism, incarna valori di commemorazione e ha un potenziale didattico per le generazioni future. Dall’altro lato, rischia di mercificare, commercializzare morte e tragedia a scopi di lucro.
La prima questione verte sulla fruibilità e accessibilità di questi spot: i luoghi di morte, tragedia e sofferenza dovrebbero essere sacri e riservati? Oppure è un bene che il grande pubblico possa “usufruirne” e visitarli?
Di conseguenza, ci si interroga sul profitto derivante dal dark tourism: è giusto “lucrare” su morte e sofferenza? Il commercio del dark tourism rischia di svuotare di autenticità e verità storica le “attrazioni” in questione pur di venderle.
Infine, si prende in considerazione il profilo del visitatore. Quali sono i comportamenti irrispettosi – molto frequenti – dei turisti in luoghi di morte e sofferenza? Come prevenirli o intervenire? Gli studiosi si dividono su tutte le questioni menzionate. Affronteremo a breve l’argomento del comportamento dei turisti in luoghi di morte e sofferenza.
Tragedie del passato, business del futuro: probabilmente il dark tourism è anche questo. Non si può condannare in toto la categoria, bisogna sempre distinguere sulla base degli intenti, dei comportamenti e dell’eticità. Risulta fondamentale che – come ogni altra forma di turismo – si sviluppi in modo responsabile e consapevole. L’informazione completa dei turisti è il primo passo per prevenire comportamenti irrispettosi e dannosi. Fateci sapere cosa ne pensate di un argomento così controverso e difficile!
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